15 Ene KINOANUS – Abbasso lo zio Clint – Santasangre
Sergio Leone diceva di Eastwood attore: “ha due espressioni, una col cappello e una senza”.
Per gli spaghetti-western non serviva altro e per il futuro sarebbe bastato sostituire una 44magnum al sombrero. Lo stesso assioma, riferito alle capacità autoriali del texano degli occhi di ghiaccio, purtroppo non regge, i contenuti dei suoi film hanno infatti, troppo spesso, un unico e ottuso punto di vista e American sniper non è che l’ultimo tassello di questa becera e faziosa propaganda imperialista.
La pellicola racconta le vicissitudini di Chris, un giovane vaccaro texano, che a 8 anni riceve dal padre il suo primo fucile e si gode la sua prima battuta di caccia. Crescendo tra un rodeo e una partita di football americano, ma non riscuotendo grandi successi, tenta di arruolarsi nei marines, viene scartato e finisce per arruolarsi nei navy seals (i nostri marò!). Dopo l’11 settembre decide di partire per il fronte, non prima però di aver preso moglie(con la quale sarà protagonista di spassose quanto improbabili telefonate in piena battaglia) e di averla ingravidata.
Giunto in quel di Fallujah, diventa una sorta di guardia spalle dei marines e al minimo dubbio spara e uccide tutti quelli che si trova a tiro, con una certa predilezione per donne, vecchi e bambini. Molto divertente la super sfida contro il cecchino nemico, un siriano vincitore di un paio di ori olimpici e al momento “oriundo” nelle fila della nazionale irachena: usa 1 impero del male 0.
Il film è un susseguirsi di luoghi comuni e relative incongruenze come la necessità della guerra umanitaria o le difficoltà del ritorno alla vita di tutti i giorni dopo aver sterminato centinaia di sconosciuti. Eroe in battaglia, ma pessimo marito e padre, dopo una gran figura di merda a un barbecue, Chris decide di aiutare alcuni malridotti reduci di guerra portandoli al poligono di tiro; diventa un bravo papà accompagnando il figlioletto a caccia e torna ad essere un vero sposo trombandosi virilmente la moglie. La favola finisce quando uno dei veterani gli spara e lo fa secco, Eastwood ci toglie il piacere di vederlo morto, ma costruisce un finale ad hoc con un pietoso funerale zeppo di bandiere a stelle e strisce e saluti militari da dare il vomito agli stomaci più resistenti.
Ottimi gli scenari, diretta conseguenza dei bombardamenti, ma soprattutto i costumi: uniformi, fucili, mitra e blindati, gran bella esposizione-sponsorizzazione dell’industria bellica statunitense.
Pessima la messa in scena, i ripetuti flashback e il montaggio alternato danno vita a un pastone di sentimentalismi patriottico-cristiani intervallati da concitate scene d’azione.
“La differenza che può passare, a parità di modernità, tra un film di George Lucas, come Guerre stellari e un mio film è la stessa che c’è tra un video di Michael Jackson e un brano di musica di Gershwin” (Sergio Leone,1984)
Da Eastwood a Lucas il passo è breve, abbasso lo zio Clint e vaffanculo a Obi-wan Kenobi.
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